top of page

Wake Up Europe

  • Alessandro Morelli
  • 2 feb
  • Tempo di lettura: 4 min

Cina, Stati Uniti, Russia, Iran e persino Turchia. Queste le potenze impegnate a contendersi le sorti del mondo, ognuna in base alle proprie possibilità e nei quadranti di riferimento. Tra i giganti nella stanza non c’è l’Unione Europea per una semplice ragione, semplicemente non è: L’Unione Europea è ora riconducibile a un semplice condominio litigioso che, in assenza di una leadership franco-tedesca, manca di un amministratore. Il vecchio continente si trova nella peggior situazione di politica interna e, al contempo, nella più instabile congiuntura internazionale degli ultimi anni (che ha fatto venire a galla tutti i limiti dell’Unione e le sue strategie sbagliate).

Della situazione interna ne abbiamo già discusso in un articolo precedente, la Francia di Macron paralizzata dalla spinta dell’estrema sinistra e del Rassemblement National, la Germania guidata da un governo sfiduciato che si prepara ad andare alle urne il mese prossimo, con lo spettro di AfD, partito di estrema destra al momento dato a più 20%, e la sola Italia a esprimere stabilità governativa, ma ancora non all’altezza di avere un ruolo di leadership solitaria nel continente. Lo stesso organo esecutivo dell’Unione, la Commissione Europea, ha una maggioranza debole ed è obbligata ad appoggiarsi a gruppi diversi in Parlamento per ogni votazione (anche di questo abbiamo già parlato nel primo articolo sul nostro sito).

A livello internazionale invece la situazione la conosciamo tutti: dai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, su cui l’Europa non ha la forza di incidere, all’elezione di Trump, pronto a imporre pesanti dazi sui prodotti provenienti dal Vecchio Continente.

Ma come siamo arrivati a questo punto? Come siamo diventati ininfluenti nel panorama internazionale?

  • Appaltando agli altri le questioni strategiche

  • Cullandoci nel post-storicismo

  • Rifuggendo la collaborazione in nome del sacro egoismo


Le questioni sono collegate ma procediamo per gradi. Cosa si intende per appaltare le questioni strategici? E quali sono le questioni strategiche? Per questioni strategiche si intendono la difesa, l’innovazione tecnologica, l’energia e l’industria, materie che l’UE ha delegato alle superpotenze del globo.

  • Difesa e innovazione tecnologica agli Stati Uniti

  • L’energia alla Russia

  • La produzione industriale alla Cina.


L’Unione Europea ha applicato questo strategia di delegazione cullandosi nel post-storicismo, credendo quindi che la storia per come l’abbiamo conosciuta, fatta quindi di guerre, fosse finita e cristallizzata nella situazione corrente, credendo quindi nella perpetua egemonia americana sul mondo e di conseguenza che “Uncle Sam” si sarebbe occupato del nostro benessere e soprattutto della nostra sicurezza a oltranza. E’ proprio sulla difesa che arriva il rimprovero degli americani che, con l’elezione di Trump, hanno manifestato un certo malcontento nei confronti degli europei, sposando a pieno la retorica anti-UE del tycoon che in una delle ultime uscite ha commentato “L’Unione Europea ci tratta male, farò qualcosa per bilanciare”.


Ma d’altronde come dargli torto: dei 28 stati UE all’interno dell’alleanza atlantica (NATO) solo 9 superano, o quantomeno raggiungono, la soglia del 2% del PIL per la spesa militare imposta dal Patto Atlantico. La postura post-storica, quindi la convinzione di non dover più subire subire le atrocità della guerra sul proprio territorio, è evidente guardando alla dislocazione geografica degli unici paesi dell’Unione Europea che la soglia: Sono quasi tutti paesi dell’est europeo che hanno vissuto la dominazione sovietica e vedono quindi nell’imperialismo della vicina Russia una minaccia vera e concreta.


A proposito di Russia, a seguito dell’ascesa di Putin si è creduto di poter avvicinare Mosca al mondo occidentale, processo culminato con il suo ingresso nel G8. Gli stati europei, in particolare da Germania e Italia hanno quindi approfittato della normalizzazione dei rapporti per acquistare da Mosca gas e idrocarburi a prezzi stracciati, permettendo alla Germania di Angela Merkel, domina indiscussa della politica europea negli ultimi 20 anni, di diventare la “locomotiva d’Europa” e, in generale, all’Europa di avere prezzi energetici irrisori per sostenere la crescita industriale.


Il sistema è però crollato a seguito della guerra russo-ucraina e la conseguente imposizione di sanzioni alla Russia soprattutto sul gas. Il risultato è stato il crollo della produttività dell’industria dovuto, anche, a un aumento esorbitante dei costi energetici. All’aumento dei costi dell’energia si sono aggiunte scelte poco pragmatiche e molto ideologiche da parte della Commissione Europea e un esempio lampante è la decisione di imporre lo stop ai motori termici al 2035 in favore di una mobilità più “green”, che allo stato attuale fa rima con elettrico.


Ma per sviluppare una filiera di auto elettriche è necessario l’uso di batterie agli ioni di litio; la cui produzione è quasi esclusivamente in mano cinese che infatti detiene il 69% della quota produttiva mondiale. La transizione verde frettolosa voluta dalla Commissione guidata da Ursula Von Der Leyen quindi rischia di renderci dipendenti dalla Cina e i primi segni sono già evidenti: Il settore delle automobili di produzione europea è in ginocchio con i casi eclatanti di Volkswagen e Stellantis che hanno previsto chiusure di fabbriche e il conseguente licenziamento di dipendenti a seguito del brusco calo delle vendite. Non è sicuramente possibile investigare ed approfondire tutti i problemi dell’Unione Europea in un articolo di due pagine ma la situazione è chiara:

Come ha detto il presidente francese Macron: “Il mondo è fatto di carnivori ed erbivori, se decidiamo di restare erbivori i carnivori ci mangeranno. Dobbiamo almeno essere onnivori...non aggressivi ma dobbiamo almeno sapere come difenderci". L’Unione Europea avrà il difficile compito di coniugare i principi alla base della sua fondazione, la transizione ecologica e un approccio più pragmatico e unitario nell’ambito dell’economia, della finanza e della difesa.

L’Unione Europea dovrà essere in grado di fare WHATEVER IT TAKES.


Комментарии


bottom of page