ReArm Eu
- Alessandro Morelli
- 21 mar
- Tempo di lettura: 4 min
E' veramente la strada giusta?
Abbiamo parlato in uno degli ultimi articoli della necessità degli Stati europei di prendere una decisione sulla difesa. Ecco la proposta della Commissione Europea, ReArm EU.
Oltre alla scelta, quantomeno discutibile, del nome, a far storcere più di qualche naso è l’effettiva attuazione del piano.
800 MILIARDI DI EURO! Perlomeno questo l’obiettivo, il piano sarà finanziato principalmente dai singoli stati, tramite l’aumento della spesa militare, esclusa però dal Patto di Stabilità (Che impone un rapporto deficit/pil non superiore al 3%) evitando di farli cadere in una procedura d’infrazione, e tramite debito europeo per fornire prestiti a interessi bassi agli stati membri.
Ma è veramente necessario un riarmo?
Numericamente parlando, la spesa militare dei paesi europei sommata è seconda solo agli inarrivabili Stati Uniti e superiore a Cina e Russia. Viene quindi da chiedersi se la problematica della difesa europea non sia politico-organizzativa piuttosto che economica, qualitativa piuttosto che quantitativa.
La risposta allora è semplice: ESERCITO EUROPEO!!!
Credo sia ora di sviscerare questa, purtroppo, utopia spesso proposta dalla Francia, aspirante comandante di suddetto esercito: Un esercito per funzionare, oltre che di armi, necessita di un comando e di sentimento. A chi diamo il comando di quello che diventerebbe, numericamente, il secondo esercito più grande al mondo? Ai francesi? O peggio, ai tedeschi?
Si potrebbe obiettare con “facciamo un comando sul modello della commissione europea: un consiglio di 27 generali, uno per Stato membro”, praticamente un consiglio di guerra. Ma come sappiamo, le decisioni in fatto di politica estera sono appannaggio degli Stati, che devono votare all’unanimità su un piano, creare quindi un ulteriore organismo collegiale servirebbe solo ad appesantire il già farraginoso processo decisionale europeo. Se anche una semplice imposizione di sanzioni necessità del voto unanime figuriamoci una possibile dichiarazione di guerra.

Parliamo inoltre del sentimento, completamente sovrastato nel dibattito da termini tecnici come “droni”, “bombe a grappolo”, “mine antiuomo”.
La guerra è morte, il mestiere dei soldati è uccidere o morire per la propria patria. il termine “Patria”, abusato dalla destra e osteggiato dalla sinistra, deriva dal latino pater «padre» e indica letteralmente la terra dei padri, il paese, il luogo e la collettività cui gli individui si sentono affettivamente legati per origine, storia, cultura e memorie.
L’Europa ora non viene identificata come patria dai più, i nostri padri vedevano l’Europa come un campo di battaglia non come un luogo da difendere. Il “sentimento europeo” è una favola raccontata dall'élite progressista per l'élite progressista e le ultime tornate elettorali ne sono l’espressione.
Non escluderei a priori la nascita di un sentimento europeo tra I popoli europei, ma ci insegna Jean Monnet, uno dei padri fondatori del pensiero europeista e tra i più fini politici del secolo scorso, il percorso per arrivare ad unificare politicamente l’Europa deve essere graduale, parafrasando una celebre frase “Abbiamo fatto l’Europa dobbiamo fare gli europei”
Ricapitolando: per un esercito servono sentimento, comando e armi.
Abbiamo sorvolato sul mezzo immateriale con cui si fa la guerra, le armi e quale arma più potente della bomba atomica. Al momento pochissimi Stati possono vantare una deterrenza nucleare: Stati Uniti, Russia, Cina, Israele, Pakistan (vedo le vostre facce sorprese), India, Corea del Nord, Regno Unito e Francia.
“Ma Macron ha detto che vuole mettere a disposizione dei paesi europei l’ombrello nucleare francese”.
Vero, ma ha aggiunto che “L’uso rimane una prerogativa esclusiva del presidente della repubblica francese”.
E quindi? Che vuol dire?
Vuol dire garantirsi il posto a capotavola nell’ipotetico esercito europeo perché ormai la sovranità di uno stato dipende dall’ampiezza del suo arsenale nucleare. Curiosità: la Francia ha nella sua force de frappe (forza di dissuasione nucleare) ben 290 armi nucleari. La Russia 5449.
La Francia garantirebbe una “””protezione”””, tutta da verificare in un eventuale conflitto, non la condivisione dell’arma, niente di diverso da quello che fanno gli Stati Uniti da cui ci sentiamo abbandonati.

Già, in tutto questo, cosa pensano gli Stati Uniti? L’egemone globale permetterebbe un comando militare esterno alla NATO, di cui farebbero parte membri dell’alleanza stessa? Rinuncerebbero all’egemonia pressoché totale sul continente più importante del mondo?

Risposta secca NO.
Risposta articolata: ”L’abbandono statunitense” di cui si parla in questo periodo non è mai avvenuto e non avverrà.
In Europa sono al momento dispiegate più di 100.000 soldati americani (di cui 13.000 in Italia) e pensate che prima dell’invasione russa in Ucraina il numero delle unità si aggirava sui 75.000. Più che un abbandono sembra un’invasione.
Spesso confondiamo il rapporto che i paesi europei hanno con Uncle Sam, un rapporto subalterno non di parità; la stessa parola “alleanza” per descrivere la relazione tra il blocco europeo e il colosso americano è probabilmente fuorviante.
Gli Stati Uniti sono un impero e gli imperi non abdicano.
Seppur piovano parole pesanti da una parte all’altra dell’Oceano Atlantico, il rapporto, seppur subalterno, è al sicuro, nonostante Trump che si fa solo protagonista della narrazione, perché la politica estera la fanno gli apparati: Pentagono, NSA, etc…
E gli apparati non hanno alcuna intenzione di lasciare il continente più importante del mondo, nonché quello su cui si fonda l’egemonia degli Stati Uniti a livello globale. Sulla base di questo il patto Nord-Atlantico è al sicuro dalle sparate del presidente.
L’unico modo per sopravvivere agli eventi è riacquisire il contatto con la storia, un processo lungo basato sulla pedagogia e la demografia, vero tallone d’Achille dell’ormai non a caso Vecchio Continente.
Non possiamo pensare di “tornare protagonisti” mettendo sul piatto 800 miliardi e sperando che gli altri ci prendano sul serio, anzi, quest’enorme aumento della spesa militare esaudirebbe il sogno dell’inquilino della Casa Bianca. Trump ha fatto dell’aumento della spesa militare europea un cavallo di battaglia, prima il 2% poi il 5% del PIL, un classico del tycoon. Verrebbe quindi da chiedersi se con questo piano la Commissione Europea volesse fargli un dispetto od obbedire al sollecito, a mio parere più la seconda.
Vogliamo chiedervi, cosa ne pensate del piano e, più in generale, della questione difesa? Possiamo ancora pensare di essere indipendenti? E’ giusto investire nelle armi? Siamo veramente in pericolo? Vi sentite europei?

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