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Il caso Luigi Mangione

  • Alessandro Morelli
  • 20 dic 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 22 dic 2024

Quando la società si deresponsabilizza.


IL CASO

La vicenda è nota: con tre parole incise sui bossoli “Deny, Defend, Depose”, Luigi Nicolas Mangione ha trasformato un omicidio in un manifesto di protesta contro un sistema percepito come ingiusto. L’assassinio del CEO della UnitedHealthcare, Bryan Thompson, ha scatenato un acceso dibattito pubblico sulle disuguaglianze economiche e sociali, glorificando al contempo l’ascesa di figure anti eroiche che si oppongono all’ordine costituito. Mangione non rientra nello stereotipo classico del rivoluzionario: proviene da una famiglia benestante di origini italiane, ha frequentato prestigiose università della Ivy League ed è dotato di un aspetto carismatico. La sua storia si snoda lungo due direttrici principali: la denuncia di un sistema sanitario accusato di essere marcio e il crescente malcontento verso un sistema economico che amplifica le disuguaglianze.


DENY, DEFENDE, DEPOSE

La frase “Deny, Defend, Depose”, incisa sui bossoli, richiama in modo inquietante le strategie attribuite alle compagnie assicurative: ritardare i pagamenti (“delay”), negarli (“deny”) e difendersi aggressivamente in tribunale (“defend”). Secondo un’indagine di ProPublica, le assicurazioni americane rifiutano una richiesta di cure su sette, lasciando le famiglie a gestire costi proibitivi: 50.000 dollari per un pacemaker o 26.000 dollari per un parto cesareo. Molti pazienti, scoraggiati dall’apparente impossibilità di vincere, rinunciano persino a presentare appelli. Il sistema sanitario statunitense, considerato tra i più costosi al mondo con spese medie pro capite superiori ai 10.000 dollari l’anno, è spesso percepito come inaccessibile. Mangione è così diventato il simbolo di chi vede nella UnitedHealthcare l’emblema di un’ingiustizia sistemica. In particolare, Bryan Thompson era al centro di uno scandalo legato a nH Predict, un algoritmo utilizzato dalla UnitedHealthcare per analizzare i reclami dei pazienti. L’algoritmo, con un margine di errore del 90% (questa stima non si basa su un calcolo matematico ma sul fatto che nel 90% delle cause intentate contro l’azienda i giudici hanno dato ragione ai querelanti), avrebbe permesso alla compagnia di respingere consapevolmente un gran numero di richieste legittime. Questo pratica ha portato a una causa legale collettiva che accusa l’azienda di sfruttare tali inefficienze a proprio vantaggio.


LA REAZIONE

Sorprendentemente, l’elemento più incredibile della vicenda non è l’omicidio in sé, ma la reazione dell’opinione pubblica. Il gesto di Mangione ha catalizzato un malcontento diffuso, trasformandolo in un simbolo di ribellione sociale. Hashtag come #EatTheRich e meme che glorificano il suo atto si sono rapidamente diffusi sui social media. Il cappello del personaggio di Luigi di Super Mario, associato a Mangione, è diventato un simbolo popolare ed è andato esaurito ovunque. Nel frattempo, il suo account X è passato da 30 a 460.000 follower, con numeri in costante crescita. Sempre più persone chiedono la sua scarcerazione, alimentando il fenomeno di una glorificazione digitale. Mentre Mangione è stato innalzato a eroe popolare, pochi hanno espresso empatia per la vittima. Questo è dovuto probabilmente alla percezione di Thompson come simbolo del sistema stesso. L’evento richiama gli omicidi politici di inizio Novecento, come quello del re Umberto I d’Italia da parte di Gaetano Bresci, che dichiarò: “Non ho ucciso Umberto, ho ucciso il re, ho ucciso un principio”. La società tende a esaltare le gesta di singoli contro il sistema, l’oppresso contro l’oppressore come Davide contro Golia o Teseo contro il Minotauro. Questa tendenza è profondamente radicata nella nostra società, che attribuisce ai singoli la capacità di plasmare il mondo, quando in realtà essi sono figli del contesto in cui vivono: Il gesto di Mangione si colloca infatti in un ambiente come quello statunitense, caratterizzato dal più alto numero di armi pro capite al mondo (120 ogni 100 persone), dall’estremizzazione politica che divide il Paese e da una crescente convinzione, condivisa da oltre il 40% della popolazione, che una guerra civile sia probabile nei prossimi dieci anni. Le narrazioni anti-elitiste trovano terreno fertile sui social media, dove la frustrazione sociale si manifesta attraverso forme di “solidarietà digitale”. Sebbene queste espressioni siano spesso frammentate e incapaci di tradursi in cambiamenti concreti, esse hanno un impatto culturale significativo, sfidando le tradizionali nozioni di giustizia e moralità. La crisi attuale, caratterizzata da post-pandemia, cambiamento climatico e crescente disparità di reddito, amplifica ulteriormente il risentimento.


IL JOKER

Eventi culturali e popolari, come il film “Joker” (2019) o la tragedia del sottomarino Titan, riflettono e amplificano queste tensioni sociali. Proprio l’esempio del Joker interpretato da Joaquin Phoenix è spaventosamente simile alla storia di Mangione, in particolare nella reazione della popolazione: Come Mangione, Joker uccide, dei simboli dell’America capitalista, tre yuppies (parola utilizzata per definire giovani affaristi tra i 25 e i 35 anni che ostentano la ricchezza accumulata, generalmente, in borsa) e poi il conduttore televisivo in diretta accusando la società di essere la causa di ciò che è diventato. A seguito del gesto Joker viene arrestato ma ormai è troppo tardi perché la popolazione di Gotham si è già riversata in strada per mettere a ferro e fuoco la città e libera dalla manette il proprio beniamino. Se è vero che, nel caso del killer di Brian Thompson, non c’è stata nessuno rivolta violenta, i suoi sostenitori hanno raccolto 120.000$ per pagare le sue spese legali.


CONCLUSIONE

Il caso Mangione solleva interrogativi etici fondamentali: fino a che punto la società può legittimare la violenza come forma di dissenso? Sebbene alcuni vedano il gesto come un grido d’aiuto contro un sistema oppressivo, altri, come il governatore della Pennsylvania Joshua Shapiro, lo condannano come un atto di codardia. Il rischio, come evidenziato da Chavez e McCracken (2021), è che la glorificazione di atti violenti possa ispirare imitatori, alimentando una pericolosa cultura del martirio. Allo stesso tempo, la vicenda di Mangione evidenzia la necessità di affrontare le cause profonde delle disuguaglianze. Solo attraverso l’attivismo, le riforme e le azioni collettive sarà possibile costruire un sistema più equo, capace di rispondere ai bisogni di tutti senza alimentare ulteriore disperazione. Pensare che un singolo gesto, per giunta un omicidio, possa cambiare un intero sistema non è solo ingenuo, ma anche deresponsabilizzante. La vera trasformazione richiede la partecipazione attiva di tutti.

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