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Giustizia o vendetta?

  • Lorenzo De Luca
  • 8 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

Luigi Mangione e il sistema giudiziario americano.

Il caso Luigi Mangione ha avuto risonanza globale: 

La vicenda che vede coinvolto il ventiseienne, imputato per l’uccisione dell’amministratore delegato della compagnia assicurativa sanitaria UnitedHealthCare Brian Thompson, è al centro di un vasto dibattito mediatico da mesi tra chi condanna l’omicidio e chi esalta le gesta dell’antieroe. 

Luigi è diventato ormai una figura virale sul network, simbolo della lotta al sistema d’assicurazione sanitario statunitense, tanto da raccogliere oltre 700 mila dollari tramite una piattaforma online in sostegno per la sua difesa legale.


 



BREAKING NEWS

Lo scorso Martedi 1 aprile, Pam Bondi,

segretaria del dipartimento di giustizia americano ha annunciato che

chiederà la pena di morte per Luigi. 


 

Dopo un breve riepilogo delle puntate precedenti è bene organizzare il nostro focus sul sistema giuridico statunitense, uno dei pochi che prevede ancora la pena capitale in determinati stati e a livello federale.

Il sistema è profondamente diverso dal nostro, avendo due “livelli” di giustizia, quella statale e federale.


IL PROCESSO NEGLI USA

Negli Stati Uniti infatti, la stessa azione è perseguibile distintamente sia dallo stato, dove il crimine è avvenuto (in questo caso lo stato di New York), sia dal governo federale


Luigi Mangione sta affrontando infatti due processi

Nel procedimento statale di New York si potrebbe arrivare ad una pena massima dell’ergastolo poichè lo stato ha abolito la pena di morte dal 2007, mentre il procedimento federale, che si trova ancora nelle fase preliminari, potrebbe portare concretamente ad una condanna alla pena capitale.


All’interno dei processi federali per la pena capitale abbiamo due fasi:

  1. Il dibattimento che termina con un verdetto

  2. in caso di colpevolezza, la giuria si dichiarerà sulla condanna o meno alla pena capitale e la metodologia da seguire.

La decisione della giuria deve essere però unanime, un solo voto contrario di un membro escluderebbe la condanna a morte.


Ora poniamo l’attenzione sulle fattispecie incriminatrici, ovvero quelle che configurano i reati per cui si rischia la condanna all’esecuzione.

La pena di morte federale è riservata a quegli illeciti commessi in situazioni gravi o commessi in luoghi particolari tanto da esser sottratti alla giustizia dei singoli stati ed essere affidati alla giustizia federale

Per fare un piccolo elenco, possiamo definire crimini federali: l’alto tradimento, l’omicidio, lo spionaggio

Nel caso di Luigi Mangione l’accusa principale è di omicidio con uso di arma da fuoco, aggravato dalla premeditazione.



 

TRUMP CONTRO BIDEN

DUE AMERICHE A CONFRONTO


“Uno dei freni al delitto non deve essere la crudeltà della pena,ma la certezza della pena stessa”. 

La citazione è di Cesare Beccaria, autore dell’opera “Dei delitti e delle pene”, opera di epoca illuminista fondamentale sull’argomento.

L’autore lombardo nei suoi scritti contesta l’utilizzo della pena definendola “una guerra della nazione contro un cittadino”


The “Don”, e in generale tutto il mondo conservatore, non sembra condividere le tesi di Beccaria coeve della rivoluzione americana e su cui i padri fondatori discussero molto prima di inserire, con molte limitazioni, la pena capitale nella costituzione.


Con l’insediamento del governo Trump II infatti, si è invertita la tendenza creatasi negli anni precedenti con il governo Biden


L’ex presidente democratico il 23 dicembre scorso, agli sgoccioli del suo mandato, aveva commutato 37 delle 40 condanne a morte in ergastoli. 

La motivazione di questa decisione è chiara ed è stato lo stesso Biden a dichiararla:

"guidato dalla mia coscienza e dalla mia esperienza sono più che mai convinto che dobbiamo porre fine all’uso della pena di morte a livello federale. Non posso accettare che una nuova amministrazione riprenda le esecuzioni di condanne a morte”.

La “stoccata” del democratico a Trump è lampante: il presidente repubblicano aveva autorizzato l’esecuzione federale di 13 condannati  nell’ultimo mese del suo primo mandato.

Con il suo secondo insediamento, Trump è stato chiaro fin dal primo giorno firmando un ordine esecutivo che impone al dipartimento di Giustizia di proporre la pena di morte “per tutti i crimini di una gravità tale da richiederne l’uso”.

Il segretario alla giustizia, Pam Bondi ha dato attuazione all’ordine esecutivo per la prima volta proprio per il caso di Mangione, avvisando il procuratore federale di Manhattan a richiedere la pena capitale 



SIAMO SICURI DI ESSERCI EVOLUTI?

Sappiamo come la pena di morte sia uno dei temi più dibattuti e controversi della società odierna e non solo: citando il pensiero di Cesare Beccaria possiamo vedere come la pena di morte sia un argomento che tocca questioni morali, legali e umane, ma anche spietatamente pragmatiche, da secoli. 

La pena di morte è Giustizia o vendetta?


Ciò che viene paventato come uno strumento di giustizia, può essere confuso con la vendetta. Quest’ultima tende ad essere motivata da un desiderio quasi ossessivo di punire in maniera esemplare, senza però ripristinare l’ordine che invece la giustizia predilige. 

Con la vendetta si rischia soltanto di innescare un ciclo di violenza e danneggiare la missione del carcere, rieducare.


Un tema fondamentale che va contro la pena di morte è quello della vita: sappiamo che l’esecuzione capitale è irreversibile e al contempo gli errori giudiziari non sono poi cosi poco frequenti. Perciò si rischia, visto anche qualche precedente illustre, di condannare innocenti.


 


CURIOSITA’

George Stinney è stato il più giovane condannato a morte della storia degli Stati Uniti. Accusato dell’omicidio di due bambine di 7 e 11 anni e poi condannato alla sedia elettrica da una giuria di soli bianchi sulla base di una confessione estorta; il giovane venne ucciso a soli 15 anni.

Solo nel 2014 la sua condanna fu annullata dalla giudice Carmen Mullen che stabilì che la sua confessione venne probabilmente estorta e che l'esecuzione di un quattordicenne costituiva "una punizione crudele e inusuale".


Molti sostengono l’utilizzo della pena di morte per un presunto effetto deterrente, ossia che il rischio di essere condannati a morte scoraggi il singolo cittadino a compiere delitti. 

Tuttavia numerosi studi hanno dimostrato che la pena di morte non ha un effetto riduttivo dei crimini rispetto all’ergastolo.

Tutte queste riflessioni ci portano ad una domanda: l’evoluzione della società prevede la presenza della pena di morte? Nell’era dello stato moderno,delle costituzioni e delle carte dei diritti umani, tenere ancora l’esecuzione finale come pena rappresenta un freno al progresso?




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