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Dignità e morte assistita in UK

  • Lorenzo De Luca
  • 6 dic 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 11 dic 2024

Un passo importante verso il riconoscimento della libertà di scelta nelle decisioni di fine vita.

 Il 29 novembre 2024, nel Regno Unito la camera dei comuni si è pronunciata favorevole sulla proposta di legge inerente al suicidio assistito presentata dalla deputata laburista Kim Leadbeater.


Dopo un dibattito assai lungo durato diverse ore, la camera dei comuni in seconda lettura testuale ha approvato il testo con una maggioranza solida formata da 330 voti a fronte di 275 contrari. Si è ancora lontani da un’approvazione definitiva, in quanto la legge ora  dovrà superare l’intero iter legislativo che richiederà diversi mesi, ma l’apertura del parlamento britannico è forte e chiara.

Dinnanzi ad un argomento che rientra nella sfera della morale, ogni membro della  camera britannica ha ignorato qualsiasi tipo di “ gioco politico”, votando secondo coscienza  e non per partito preso. Questa procedura informale è chiamata “voto libero” nel parlamento britannico, viene adottata per temi sensibili e che permette ad ogni deputato britannico di discostarsi dalla linea di partito per votare liberamente.

Il disegno di legge proposto da Kim Leadbeater, ribattezzato da lei stessa e in camera dei comuni “Terminally ill adults end of life bill”, assicurerebbe ai malati terminali mentalmente competenti in Inghilterra e in Galles di poter metter fine alle proprie vite tramite un percorso designato dall’assistenza medica, con una pratica: il suicidio assistito, curato da due medici ed un giudice dell’Alta corte. Quest’ultimo deve decidere entro 14 giorni dalla richiesta del malato, convocando una o più udienze se necessario, a cui parteciperebbero anche i medici curanti della pratica.

Nel dettaglio, il trattamento si svolgerebbe con un’auto somministrazione del farmaco letale da parte del paziente stesso, supervisionato da due medici che lo accompagneranno verso la morte.

Il disegno di legge ha aperto un dibattito su vasta scala riguardante l’assistenza di fine vita e la dignità di morte “serena”. Il nocciolo discorsivo sta nel comprendere le modalità legali del trattamento.


Di particolare importanza è la parte di testo riguardante i “requisiti “ per poter richiedere il trattamento: il trattamento è riservato ai soli adulti,a cui è stata diagnosticata una malattia terminale da un medico qualificato che lo condurrebbe inevitabilmente ad una morte dolorosa e sofferente nei prossimi 6 mesi di vita.

I sostenitori della legge rinforzano l’idea che la morte assistita miri ad abbreviare la sofferenza dei malati, mentre gli oppositori ne fanno una questione di psicologia dell’individuo, in quanto una legge tale potrebbe spingere le persone vulnerabili a sentirsi un peso per le proprie famiglie, a mettere fine alla propria vita senza pensare al proprio benessere.


Il disegno di legge gode di un grande appoggio popolare : secondo dati statistici forniti da Yougov (società britannica specializzata nelle ricerche di mercato e di analisi di dati statistici) circa il 75% degli abitanti di Galles e Inghilterra sosterrebbero un’eventuale legge che legalizzi la morte assistita tramite suicidio assistito o Eutanasia.

La legge della deputata verte sul suicidio assistito ma non sull’eutanasia.


È determinante differenziare fra i due trattamenti portanti al medesimo risultato, per rendere più chiaro il concetto di morte assistita su cui ruota l’articolo.

  • L’eutanasia si verifica quando il soggetto malato terminale non partecipa attivamente nella pratica poichè è il medico che gli somministra il farmaco.

  • Il suicidio assistito  si verifica quando il soggetto in questione partecipa attivamente, autosomministrandosi il farmaco con la semplice supervisione del medico.

Requisito importante per entrambe le pratiche è l’intenzionalità del paziente ad essere sottoposto al trattamento


E in Italia?

La notizia dell’approvazione britannica ha avuto un eco globale: Valeria imbrogno ha

sottolineato per esempio come il parlamento britannico sia intervenuto in maniera decisa, differentemente da ciò che avviene in Italia. Valeria è la compagna del dj Fabiano Antoniani  (noto ai più come Fabo) tristemente noto per la sua terribile storia conclusasi con il suicidio assistito in una clinica svizzera, non potendo svolgerlo in Italia per motivi legislativi, con l’ausilio di Marco Cappato, esponente del partito dei radicali Italiano,in prima linea per l’approvazione del disegno di una legge in materia.

Valeria imbrogno sostiene appieno la pratica del suicidio assistito,come manifestato diverse volte.

Il caso di DJ fabo ha avuto un grande risalto in Italia:la vicenda ha portato la giurisdizione italiana a dover coprire un buco legislativo con le sentenza della corte costituzionale 242/2019 e 135/2024. In Italia, sono le due  sentenze sopracitate che disciplinano, ad alcune condizioni, la pratica del suicidio assistito e non una legge, che è attesa ancora alla revisione del senato : l’ultima proposta,infatti, è stata approvata alla camera dei deputati il 10 marzo 2022 con 253 voti a favore, 117 contrari ed un astenuto ma manca ancora l’approvazione dell’altra camera del parlamento che non voterà prima del 2025.


Quattro. Un numero che fa riflettere.

Infine possiamo analizzare la tendenza negativa che accomuna i paesi dell’unione : infatti sono solamente 4 i paesi che hanno depenalizzato totalmente  la morte assistita. Fra questi rientrano Olanda, Belgio, Lussemburgo e Spagna che hanno legalizzato Eutanasia attiva e passiva e Suicidio assistito. In Italia e in  Germania le rispettive corti di giustizia sono intervenute eliminando il divieto di eutanasia mentre in Francia la legge Leonetti del 2005 ha introdotto il concetto di “lasciar morire” seppur in modo limitato .I numeri citati sopra testimoniano la delicatezza della questione e le molteplici interpretazioni a cui essa si presta.

 


 

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